Oggi esce in digitale e in radio l’ultimo brano della trilogia, “Il posto in cui ora sto”. Online anche il videoclip. Dal 28 maggio sarà disponibile la versione inglese, dal titolo “On my own”
Oggi esce in digitale e in radio, per l’etichetta londinese Awal, “Il posto in cui ora sto” (ascolta qui), nuovo singolo delcantante italiano Marco Gray (online anche il videoclip, GUARDA QUI) e ultimo atto della trilogia incentrata sul tema del distacco: dopo “Ten more times”, primo capitolo che racconta di un legame sentimentale sbagliato (il brano ha conquistato conquista una doppia nomination come “Best International Song” all’’Uk Songwriting Context’ e “Best International Act” agli “International Music Awards” e la top 20 nella classifica pop nuove proposte in UK e ha raggiunto più di 500 mila visualizzazioni del videoclip su Youtube) e “Fammi Andare Via”, secondo brano (30 mila streams su Spotify e 400 mila visualizzazioni su YouTube), questa volta in Italiano, che spiega il momento in cui si ci rende conto dello sbaglio e in cui è realizzata la separazione e ci si impegna a resistere alla tentazione di tornare indietro, con “Il posto in cui ora sto” Marco Gray chiude il cerchio ponendo l’attenzione sull’inizio di un nuovo ciclo con se stessi.
Inquesto ultimo brano (a partire dal 28 maggio sarà disponibile anche la versione in inglese, dal titolo “On my own”) il percorso del distacco ha portato alla nascita di un nuovo io: “l’arrangiamento è quello di una modern ballad caratterizzata da un crescendo emotivo che cerca di spiegare tutta la consapevolezza e tutti gli insegnamenti dei primi “capitoli” per arrivare ad un nuovo ‘me’, che sta in un posto diverso – racconta Marco Gray -. Ma il brano non chiarisce se il nuovo io è migliore o peggiore di quello che c’era prima che il distacco avvenisse. Ma il punto non è sapere se si è migliori o peggiori, il vero centro di questa trilogia è il viaggio. Ogni esperienza, ogni strada, porta con sé una trasformazione, e ad ogni trasformazione corrisponde una nuova consapevolezza. Ci si può sentire soli, forse lo si è, perché quando ci si trasforma, si fanno cose che ci isolano, ma non bisogna avere paura.”
Il brano, scritto dallo stesso Gray, è stato prodotto a Londra, con la collaborazione di Emilio Merone, e a Palermo, con la post-produzione presso la Blunetwork di Gabriele Giambertone. I cori in backup del pezzo sia inglese che Italiano appartengono alle cantanti Simona Trentacoste e Chiara Minaldi.
Marco Gray (nome d’arte di Marco Grisafi) ha iniziato la sua carriera musicale in Italia nel 2013. Muove i primi passi nella discografia con il progetto in italiano “Marco e l’ape”, esibendosi al fianco del noto pianista e tra i più rinomati direttori musicali italiani, Emiliano Begni, che ha aiutato Marco a scrivere le sue prime canzoni da solista e l’ha affiancato finora nel suo percorso. A gennaio 2013 debutta sul palcoscenico del “Big Mama”, patria natia di Giorgia e Alex Britti, uno dei club musicali più prestigiosi in Italia, che lo ospiterà diverse altre volte fino a marzo 2015. In questi anni, Marco partecipa alle selezioni di Sanremo Giovani. Dopo aver realizzato la cover di “Stars” dei Simply Red, esce in digitale il primo brano inedito, dal titolo “La Triste vita di Luigi”. La canzone, scritta e cantata in italiano, ha ricevuto ottime recensioni dalla critica italiana, posizionandosi per oltre tre mesi nelle classifiche radiofoniche. Il videoclip della canzone, un cortometraggio in bianco e nero a fumetti, scritto e prodotto dallo stesso Marco, entra nella classifica dei video di maggiore tendenza di YouTube per diversi giorni dopo la sua uscita. Il brano, inoltre, debutta sorprendentemente nella classifica UK Reverbnation emerging artist, posizionandosi nella top 10 per più di tre settimane. Nel frattempo, Marco si trasferisce a Londra, per avvicinarsi alla musica britannica, sviluppando le sue capacità vocali e di scrittura per il suo nuovo progetto da solista. Marco ci propone adesso una nuova identità musicale, costruita con la curiosità di raccontare un capitolo diverso della propria carriera musicale, strizzando l’occhio al moderno stile del pop d’oltremanica.